De Rosis Bag: l'architettura nella moda
- Fresh Fashion
- 1 feb 2024
- Tempo di lettura: 5 min
Abbiamo avuto il piacere di intervistare l’architetto e founder di De Rosis Bag: Ida. Le sue meravigliose creazioni sono influenzate sia dal suo amore per l’arte, in particolare quella contemporanea, che dai suoi studi per diventare architetto. La designer ha cominciato producendo borse per se stessa, stufa di omologarsi agli accessori imposti dai trend, e presto ha capito che i suoi design sarebbero stati di successo. Ha iniziato poi una piccola produzione per le sue amiche e da lì è nato il suo brand. Le borse di Ida però non solo solamente capolavori architettonici in miniatura, sono anche una rappresentazione dell’eccellenza del Made in Italy.
Essendo architetto, com'è nata la tua passione per la creazione di borse e come sei riuscita a conciliare perfettamente nelle tue creazioni due mondi all'apparenza così differenti?
0. Proporzioni, materia, forma, funzione e conoscenza dell’arte le ho iniziate a conoscere studiando Architettura all’università. Il fatto di essermi laureata a Firenze probabilmente mi ha dato quel quid in più per le mie creazioni. Lo stile, infatti, non si apprende da un giorno all’altro, ma si approfondisce e si assorbe con il tempo, i luoghi e la conoscenza. Infatti, non amo l’ostentazione del brand. Quando mai avete visto un architetto firmare i suoi edifici, anche quando sono capolavori? Le mie borse devono riconoscersi per lo stile e mai perché il mio marchio sia in evidenza.
Nel mio caso, se non fossi un architetto non credo che sarei stata in grado di creare borse. Il bello è che poi, comunque, piacciono. Il risultato finale è un prodotto diverso da quello che si vede nelle vetrine più gettonate ma che connota la mia cliente come una persona raffinata e di carattere, che non ha bisogno di ostentare una griffe per compensare la propria mancanza di autostima.
Come si svolge il tuo processo creativo? Come riesci a rendere le tue idee realtà?
Le mie idee non seguono uno schema prestabilito. L’ispirazione può nascere in qualsiasi momento e in qualsiasi modo. Magari dopo un film, o parlando con un’amica, o nel tempo libero, in un museo, o dopo aver letto un libro, od osservando ciò che mi circonda. Ogni modello nasce in maniera diversa ed esprime una diversa emozione, che cerco di trasmettere con ogni mia creazione, affinando le mie idee fino al risultato perfetto. Le idee sono tante ma l’unica regola che mi sono data è quella di disegnare e realizzare una o due borse l’anno. Il resto dei disegni li archivio e li riprendo solo una volta deciso quale modello realizzare.
Il processo creativo è favorito dal rapporto con il mio artigiano, di grande fiducia e stima; pertanto sottopongo a lui ogni problema di esecuzione. A volte può succedere che il modello sia molto complesso pertanto insieme cerchiamo di trovare il modo migliore di modellazione. Per Ionica, per esempio non è stato semplice. L’artigiano, dopo aver costruito il primo prototipo, mi ha fatto sapere che la creazione di quel modello era troppo complessa pertanto impossibile da fare. Quell’impossibile è stata una sfida per me e dopo aver sperimentato alcuni cambiamenti l’ostacolo è stato superato. Così è nata Ionica, così nascono tutte le altre.

L'arte contemporanea è una delle tue più grandi ispirazioni, specialmente le opere di Magritte, se dovessi descriverti con una delle sue opere quale sarebbe e perché? E quali delle tue di opere pensi ti rappresenti di più?
Penso che l’arte sia una grande fonte di ispirazione per tutti coloro che creano. Ma per me l’arte non è solo quella figurativa. Non è solo pittura o scultura. L’arte è architettura, moda, musica, design, cinema ed oggi è anche grafica, e continua ad esprimersi con modi nuovi e con processi innovativi. Nessuno avrebbe pensato qualche decennio fa che l’arte da strada potesse diventare quel fenomeno che oggi è espresso a livelli altissimi, come ad esempio fa Banksy. L’evoluzione dell’arte ha creato degli stili e modi di vivere che modellano la realtà che viviamo, anche se non ce ne accorgiamo.
Personalmente amo tutta l’arte, ma quella che preferisco è quella del primo novecento. I surrealisti mi hanno sempre colpito perché erano e continuano ad essere dei visionari. I colori di Magritte mi emozionano, così come mi emoziona il suo modo di vedere e di trasmettere, all’osservatore, una realtà paradossale, il cui significato è visibile solo da un occhio attento.
Come i grandi artisti, Magritte esce dagli schemi e si ribella alla concezione borghese dell’arte. Vuole mettere in evidenza le logore caratteristiche dell’omologazione. Uomini tutti uguali e rigidi che scendono a pioggia su edifici muti. Questo mi fa venire in mente, come nel quadro Golconda, che persone senza personalità abbiano bisogno di ostentare una griffe, vera, ma anche falsa per mostrarsi in società.
In ogni caso mi sento rappresentata da tutte le mie creazioni, ognuna delle quali è la tessera di un mosaico misterioso che deve ancora essere completato.


Le tue creazioni sono completamente prodotte in Italia, quant’è importante per te occupare una fetta del mercato “Made in Italy”? E qual è il processo che utilizzi/hai utilizzato per selezionare i tuoi fornitori?
Le mie creazioni sono realizzate solo in Italia e da artigiani italiani che hanno un’altissima esperienza con prodotti di nicchia per i marchi del lusso.
Questa decisione non dipende solo da “amor patrio”, ma dalla evidenza che oggi il Made in Italy rappresenta ancora, oggettivamente, una eccellenza nella manifattura mondiale. Purtroppo, la vera artigianalità italiana sta scomparendo perché molti brand, che dichiarano di essere Made in Italy, in realtà sono governati secondo logiche orientate soltanto al profitto, a discapito della manualità e, talvolta, del rispetto della dignità dei nostri eccezionali artigiani. Spesso la produzione e le materie prime sono straniere ed il Made in Italy viene giustificato dal parziale assemblaggio dei modelli in Italia, dove la manualità è affidata alle macchine ed il prodotto semplificato.
Se ci facciamo caso, oggi, la maggior parte degli accessori di lusso sono prodotti molto ben studiati ma monocolore e molto minimal. Questo ha determinato un filone stilistico, è vero, ma anche a possibilità di ottimizzare materiale e di risparmiare anche sulle cuciture, a volte inesistenti, e quindi sulla manodopera.
Se sapeste quante decine di euro vengono corrisposte agli artigiani per un prodotto che in vetrina costa migliaia di euro, restereste interdetti.
Questi prodotti civetta sono attraenti, grazie alla griffe ed al costo contenuto, specialmente per chi lo produce ma determinano, a parer mio, un allontanamento da quello che era una volta il pregio della manifattura italiana. Quello che invece desidero trasmettere nelle mie creazioni non è solo la mia passione, ma la passione e l’abilità di chi le fa, riconoscendo, oltre ad un compenso equo, il vero valore dell’artigianato italiano. Con i miei artigiani, con i fornitori di pelli o di accessori, e le mie clienti, desidero stabilire soprattutto un rapporto umano, di complicità, di scambio, di simpatia, di stima reciproca.
Deve trasformarsi in un lavoro divertente, coinvolgente e soddisfacente non solo per me ma anche per chi lavora con me o per chi sceglie le mie creazioni. Solo con questo tipo di impostazione a mio parere si riesce a realizzare un prodotto dal grande valore artistico, funzionale, emozionale ed umano.
Intervista a cura di Giulia Longhi
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