“Gucci taglia ma non cuce”: la protesta dei lavoratori del brand italiano.
- Fresh Fashion
- 4 dic 2023
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È un periodo di cambiamento per Gucci, partendo al cambio del direttore creativo da Alessandro Michele a Sabato de Sarno, il quale creò l’ultima collezione ritenuta troppo classica e commerciale. Il fatturato degli ultimi mesi è insoddisfacente e con la chiusura per rinnovo locale della boutique in Via Montenapoleone si afferma che il brand stia attraversando una delicata fase di transizione.
Ad Ottobre è arrivato l’annuncio del trasferimento di Gucci da Roma a Milano che coinvolgerà l’ufficio stile romano e sconvolgerà almeno 100 dipendenti che saranno costretti a trasferirsi o lasciare il lavoro. Il 17 novembre i lavoratori romani hanno protestato contro la decisione della casa di moda con cartelloni che riportavano slogan accusatori come “Da Gucci è di moda il licenziamento” o “Gucci sfila posti di lavoro”. Non si tratta del primo trasloco in quanto nel 2009 ci fu il trasferimento da piazza della Signoria a Firenze, oggi sede del museo e boutique “Gucci Garden”.
Ad oggi il brand intende trasferire la maggior parte dei dipendenti romani a Milano entro il primo marzo 2024 nella sede principale del team creativo che sarà l’hub di Via Mecenate, un grande spazio che ospite le sfilate del 2016, mentre il reparto sartoria resterà nella sede di Roma. I lavoratori coinvolti nel trasferimento hanno ricevuto supporto del sindacato Filctem Cgil che ha classificato la decisione del brand come “licenziamento collettivo mascherato”, malgrado non siano state offerte a tutti le stesse condizioni, nonostante gli scioperi non ci sono ripensamenti sul trasferimento di Gucci, dichiarando che il trasferimento non prevede alcun tipo di riduzione del personale e per agevolare quanto più possibile il trasferimento di tutti i dipendenti coinvolti l’azienda ha previsto una serie di misure economiche di supporto, con l’opportunità di lavorare a stretto contatto con le funzioni strategiche del brand.
Articolo di Giorgia Ferri

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