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La maison di Valentino Garavani dal 1960 ad oggi

  • Immagine del redattore: Fresh Fashion
    Fresh Fashion
  • 30 ott 2024
  • Tempo di lettura: 3 min

La maison Valentino Garavani è stata fondata nel 1960 da Valentino Garavani e Giancarlo Giammetti a Roma. Valentino, originario di Voghera, ha studiato moda a Milano e ha lavorato per vari stilisti prima di aprire il suo atelier.



Il suo primo grande successo è arrivato con la collezione del 1962, presentata alla Sala Bianca di Palazzo Pitti a Firenze, caratterizzata da eleganti abiti in seta e dettagli raffinati. La sua fama crebbe rapidamente, anche grazie a clienti famose come Jacqueline Kennedy, che nel 1968 indossò un suo abito per il suo matrimonio con Aristotle Onassis.



Nel 2007, Valentino Garavani ha presentato la sua ultima collezione Haute Couture durante la settimana della moda a Parigi, segnando un momento significativo nella storia della maison. Questo evento ha celebrato i suoi 45 anni di carriera, mettendo in mostra la sua straordinaria abilità e il suo stile iconico. La sfilata ha ricevuto un grande riscontro, attirando molte celebrità e stilisti. Subito dopo questo traguardo Valentino annuncia il suo ritiro dalla moda, lasciando le redini dell’azienda ad Alessandra Facchinetti, che dopo solo due stagioni viene sostituita da Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli, all’epoca già direttori creativi della linea di accessori.



Piccioli ha guidato la maison da solo dal 2016 al 2024.


Dopo pochi giorni dal suo abbandono viene annunciato come nuovo direttore creativo AlessandroMichele, ex direttore creativo di Gucci, che ha portato la sua visione creativa e innovativa anche in Valentino, trasformando il tradizionale calendario delle sfilate. Dopo il suo arrivo come nuovo direttore creativo della maison romana, Alessandro Michele ha introdotto cambiamenti significativi per avvicinare il marchio alla contemporaneità e ridefinire il modo in cui la moda viene presentata.



La sua rivoluzione si riflette nella scelta di abolire il tradizionale sistema delle stagioni, proponendo un approccio più fluido e meno vincolato alle classiche tempistiche di presentazione. Questa mossa segue una tendenza già in atto nel mondo della moda, dove alcuni designer stanno cercando di ridurre la frenesia imposta dal ciclo continuo delle collezioni e dal fast fashion, puntando su sostenibilità e creatività senza limiti temporali.


Questo evento segna un importante capitolo per la moda contemporanea, dove l’intersezione tra designer e marchi non solo ridefinisce l'estetica, ma anche il significato delle maison di lusso.

È possibile che vedremo un Valentino più colorato, eclettico, ma anche profondamente personale. Michele potrebbe infondere al marchio una dose di teatralità e senso di meraviglia, caratteristiche che hanno definito il suo lavoro in passato.


Il timore di molti critici è che l’ex direttore creativo di Gucci, possa introdurre nella maison uno stile troppo "urlato", che potrebbe entrare in conflitto con il DNA di Valentino. L’idea di mescolare l’estetica eccessiva e multistrato di Alessandro Michele con l'eleganza sofisticata del brand potrebbe risultare poco armoniosa, se non gestita con attenzione. Valentino, come brand, si è sempre distinto per la sua coerenza e la sua capacità di reinterpretare l'eleganza senza perdere di vista la sua identità. L'arrivo di Alessandro Michele potrebbe sconvolgere questo equilibrio, portando la maison in una direzione troppo distante dalle sue radici.


La critica principale all'arrivo di Alessandro Michele in Valentino riguarda quindi il rischio di una sovrapposizione poco armoniosa tra due visioni stilistiche fortemente contrastanti. Mentre Alessandro Michele ha la capacità di portare un’energia nuova e inaspettata alla maison, il suo stile potrebbe risultare eccessivo per una casa di moda che ha costruito la sua reputazione sulla discrezione e la raffinatezza.


La domanda che sorge spontanea è se Alessandro Michele riuscirà ad evolvere il proprio stile per adattarsi al contesto di Valentino, senza cadere nelle ripetizioni che hanno marcato l’ultima fase del suo percorso in Gucci.


A cura di Francesca Cocco

 
 
 

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